L'oratorio viene menzionato nel 1740, quando la corte Campolongo era di proprietà del patrizio veneto Alvise Mocenigo IV. Questi, provenendo dalla contrada veneziana di S.Samuele, in quegli stessi anni si era insediato a Bovolone acquistando 530 campi dalla Santa Casa di Pietà di Verona. Egli dichiarava di possedere "...nelle pertinenze di Campolongo e Tarmassia una possessione di c. 92 e una risara de c. 157 con pila, casa, tezze e chiesa... ". Dal catasto napoleonico (1813) ci giunge la dedicazione dell'oratorio privato a Sant'Agata. Sul finire dell'Ottocento esso cessa di essere privato e diventa pubblico. L'erezione della cappella è tuttavia da ascrivere alla famiglia veronese dei conti Nogarola che risultano proprietari almeno dal 1653 con Alessandro, succeduti al patrizio veneto Santo Venier (1570). La tenuta, in quota agli eredi Bertelè dalla fine dell'Ottocento fino al 2006, è ora della famiglia Pasti. Nel 1581 il vescovo di Verona, Valier, nella sua relazione di visita a Tarmassia, nomina una cappella campestre omettendone il titolo, di proprietà dei patrizi Barbaro ("...esiste una chiesa campestre sotto il titolo (manca l’intitolazione) dei nobili veneziani Barbaro nella quale ogni tanto si celebra, come si crede, per devozione"); si tratta forse del nostro oratorio e questa sarebbe l'attestazione più antica, sebbene i Barbaro non siano mai stati rilevati a Tarmassia. La prima relazione vescovile risale al 17/10/1713 (G.F. Barbarigo) in cui si parla diffusamente dell'oratorio. Ne esiste un'altra, appesa nella chiesa, risalente al 14/05/1907 del vescovo B.Bacilieri.
La chiesa, semplice nelle forme, si inserisce armoniosamente con gli edifici della corte, dando chiusura al lato occidentale della cortina edilizia. Ad una sola aula, con tetto a capanna, l'oratorio imita in facciata, con semplici fasce di colore, la bicromia dell'alternanza mattone-tufo della più illustre architettura cittadina. L'edificio deve aver subito verso la fine dell'Ottocento una ristrutturazione completa che ha visto l'erezione del campaniletto e dell'abside in forme neogotiche, la chiusura dei finestroni sul lato occidentale e la formazione del controsoffitto interno all'aula e di quello baccellato nell'absidiola. Probabilmente l'intervento è da ascrivere all'avvento dei Francescani Minori che qui lucravano indulgenze con la pratica della Via Crucis (vedi Licenza del Vicario Vescovile e Attestato di Istituzione della Via Crucis). La pala d'altare raffigurante l'Annunciazione, ritrae tre personaggi: l'Arcangelo Gabriele in alto a sinistra con Maria di Nazareth inginocchiata; in basso a sinistra, Sant'Agata con gli attributi del martirio (i seni tagliati su un vassoio); in basso a destra, lo stemma dei Nogarola. La pala sembra essere stata tagliata e adattata alla nuova cornice curvata dell'abside. Dietro l'altare (realizzato in muratura con predella dipinta e mensa in pietra recante le reliquie) è ricavato uno spazio ad uso sacrestia con un mobile basso. All'interno di questo si trovano paramenti sacri, ampolline per la messa e alcune interessanti cornici ottocentesche laccate recanti orazioni per il celebrante e altri oggetti di scarso interesse (tra cui, piccoli messali post-conciliari degli anni '60). I banchi in legno massiccio (alcuni con targhetta dei benefattori) provengono probabilmente dalla chiesa di Tarmassia quando ivi furono sostituiti. All'interno dell'aula è affissa una Via Crucis (riproduzioni a colori) ivi collocate dai frati Minori di San Francesco nell'anno 1895, come attestano un paio di documenti posti in bella mostra a fianco dell'altare e dal 2007 scomparse dalla chiesa (vede schede tarmassia online).
Il culto di Sant'Agata prese piede nel Veronese molto tempo fa, a partire dal 1353, durante l'epidemia di peste nera, a seguito della pretesa scoperta nella cattedrale da parte dell'arciprete Giovanni di Iorio Livio delle reliquie della santa catanese.
Nella chiesa è presente un confessionale ligneo, attribuibile al secolo scorso e una bella acquasantiera murata in marmo rosso di Verona a sinistra dell'ingresso. Sul muro a sinistra dell'altare è appeso un quadro raffigurante la Madonna con Bambino, di fattura recente (G. Rigotto - 1964). Il soffitto reca un affresco a trompe-l'oile raffigurante un veduta di cielo. Il pavimento e' composto da tessere di colore blu e bianco, a disegnare un semplice motivo geometrico a losanghe e in alcuni punti presenta evidenti cedimenti che suggeriscono la presenza di tombe. La chiesa non viene più officiata regolarmente.
s.g. 10/10/2008
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