È un complesso rurale assai esteso, sito all’intorno della frazione di Tarmassia, che allinea attorno alla vasta corte interna il palazzo dominicale, le case dei dipendenti e i rusticali. La primitiva costruzione dominicale fu eretta da Giovanni Paolo Guglienzi nell’anno 1574, come attestano lo stemma nobiliare, con cartiglio e data, murato al centro della facciata dell’edificio padronale (NOBILIVM DE GVGLIENTIIS MDLXXIIII) e una lapide all’interno. Un bel disegno di Lorenzo Giavarina del 1623 ne restituisce l’immagine assieme a quella della corte già strutturata nei suoi elementi essenziali (1). L’ampiezza del fondo agrario dei Guglienzi in Tarmassia risulta di circa 400 campi secondo la polizza inoltrata nel 1653 da Bonaventura Guglienzi e di quasi 600, divisi in varie possessioni, stando a quella di Alessandro Guglienzi del 1745 (ma 782 secondo la redecima) (2). Nella seconda metà del Settecento passò in proprietà ai conti Guarienti attraverso un matrimonio fra le due famiglie (3). Lo stemma gentilizio dei nuovi proprietari, scolpito in pietra tra due cornucopie, venne posizionato sul fianco libero del palazzo, al di fuori della corte e rivolto verso la borgata di Tarmassia. L’intero complesso si compone di due nuclei contrapposti, quello delle abitazioni a nord e quello dei rustici a sud, allineati lungo i due lati minori della vastissima corte interna, cinta sui lati maggiori da due cortine ove si aprono i cancelli sostenuti da pilieri di pietra con guglie ad obelisco su quattro palle. L’ingresso principale alla corte, accanto al giardino privato, si apre in fronte al piazzale della chiesa parrocchiale di San Giorgio e di distingue per la monumentalità del fornice ad arco in conci bugnati, incorniciato entro due piloni quadrati a sostegno della trabeazione tuscanica sormontata da guglie a piramide. Varcato l’arco che immette alla corte si eleva a destra la dimora dominicale, su tre livelli, priva di balconata al piano nobile. La facciata è scompartita in tre settori individuati da coppie di finestre, con quello centrale di distribuzione ai vari ambienti. Unicamente il lato del palazzo rivolto verso la corte presenta ornamenti architettonici nel portale d’ingresso con paraste di ordine dorico, cornici e chiave di volta modanata e nelle cornici ed architravi delle finestre. Nel 1866 venne affrescata una meridiana al centro della facciata (come riporta il millesimo del cartiglio) sottolineando la simmetria della fronte già segnalata dal portale d’ingresso e dal superiore stemma dei Guglienzi. La facciata a nord - prospiciente quello che un tempo era il vasto parco della villa (ora ridotto ad un terzo della sua estensione) - si presenta spoglia, se non per gli elementi architettonici del portale d’accesso, costituiti da semplici profili intonacati. Ai lati del colmo del tetto, cinto da una cornice di gronda a mensole, si levano altri due pinnacoli in pietra simili a quelli già descritti per gli ingressi della corte. All’interno della villa vanno segnalati l’ampio salone al pianterreno e l’elegante scalone al piano nobile, alle pareti sono ancora conservate alcune tele che ritraggono i membri delle famiglie Guarienti e Castelnovo delle Lanze. Anche in parte degli arredi si riconosce l’impronta dei Castelnovo, come pure la biblioteca, costituita principalmente da opere francesi del Sette e Ottocento (4). Oltre al palazzo, chiudono il lato nord della corte la modesta casa del fittavolo e le più interessanti abitazioni da laorenti a due piani, composte da tre nuclei abitativi distinti e caratterizzate agli estremi da due grandi fornici ad arco a tutta altezza per consentire l’ingresso dei carri agricoli. Tali case, restaurate di recente, risultano distrutte da un incendio durante la stesura del catasto austriaco. Sempre questo documento ci attesta l’esistenza di altre piccole abitazioni - ora scomparse - che si addossavano per buona parte del muro di recinzione ovest della corte, anch’esse colpite dall’incendio sopraddetto, ma "costrutte di nuovo" già nel 1848. Dirimpetto, sull’altro lato dell’aia, stanno altri edifici adibiti alle varie attività agricole, con il retrostante brolo, confinante con la fossa Dugale. Attualmente l’intero complesso dominicale appartiene alla famiglia Baia.
Andrea Silvestroni
Isola della Scala -Territorio e società rurale nella media pianura veronese, Comune di Isola della Scala (Verona) 2002, pp. 153-154.
NOTE
1. Pubblicato in Remo Scola Gagliardi, Le corti rurali tra Menago e Tregnon dal XV a XIX secolo, Cerea (VR) 1992, p.31. 2. ASVr, AEP, reg. 29, c. 5 e reg. 120, c. 56, pubblicati in Bruno Chiappa, Antiche corti rurali nel comune di Isola della Scala, Isola della Scala (VR), 1982, p. 34. 3. G.F. Viviani, La villa nel Veronese, Verona 1975, p. 685. 4. Viviani, La villa, p. 687.
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