Nel 1568 Cristoforo Pontoni, su istanza di Gio. Batta Stiver, disegnava un progetto che prendeva lo scavo di un condotto diretto da Tarmassia verso le valli di Bovolone, che avrebbe poi preso il nome di condotto Stiver, con l’obbiettivo poi di irrigare e ridurre a risaia alcuni terreni del “supplicante”, posti all’estremità orientale del territorio di Tarmassia. Nello stesso disegno, sulla strada per Salizzole, e’ rappresentata la corte con casa padronale e un rustico ad archi all’interno della recinzione muraria, definita come “casa e fenile di messer Gio. Battista Stiver”.
La tenuta passo’ poi alla famiglia Mona, che nel 1628 vi possedeva 100 campi. Nel 1653 era titolare della “possessione con case da patron e da lavorente de c.60” Francesco Mona, figlio di Giovan Battista e residente in contrada veronese di Fratta. La corte e il fondo annesso vennero acquistati dagli Zonta, come e’ indicato in un disegno di Francesco Cuman del 1681, e nel 1696 erano intestati a Giovanni Battista Zonta, figlio di Francesco e residente a Verona in contrada Sant’Egidio. All’inizio del Setteccento, gli eredi di Giovanni Battista Zonta, vendettero il fondo ai Marinelli che risiedevano a Verona in contrada S. Eufemia. I Marinelli erano una famiglia di commercianti che ricavava la meta’ delle sue entrate dalla gestione di nove botteghe a Verona, ma che, nella prima meta’ del settecento, aveva rivolto i propri interessi verso l’investimento fondiario, favorita anche dall’eredità ricevuta da Giuseppe Carminati nel 1729 (90 campi di cui 68 con casa padronale a Piovezzano).
Complessivamente i fratelli Marc’Antonio, Giuseppe, Cristoforo, Gio. Domenico, figli di Giovanni, nel 1745 potevano contare sulla proprieta’ di 384 campi e su un’entrata di 1068 ducati.
La tenuta di Salizzole era formata da “una casa con orto e poca terra, una posta pecore, tre casotti, c.106 arativi vignati con morari, c.18 prativi e 16 garbi” per complessivi c. 140. I Marinelli conservarono la tenuta anche nel secolo successivo e nel 1849 troviamo Giovanni Marinelli proprietario e Marina Da Vico usufruttuaria del “frabbricato per azienda rurale” con 156 campi annessi. Poi la proprieta’ si fraziono’ e nel 1870 essa era intestata a Marina Da Vico, a Paolina Cipolla, vedova Marinelli, e a Sofia Marinelli, maritata Perez.
Un bel portale decorato a lesene da accesso alla corte, sul cui angolo sudorientale, si erge l’antica casa padronale a tre piani di sobrie forme cinquecentesche, mentre dal lato opposto sono dislocate le stalle egli altri edifici rustici. La stanza posteriore sinistra del piano terra della casa padronale e’ decorata con affreschi fatti eseguire da Giovanni Marinelli nel 1777. Entro riquadri separati da colonne ioniche, sono rappresentate gradevoli scene allegoriche e mitologiche.
fonti
Salizzole, storia, cultura e morfologia del territorio a cura di Remo Scola Gagliardi.
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